Ogni tanto ci si dimentica di quanto siamo fortunati, affannati in millemila cose inutili, in faccende e faccenduole che sfiancano a lungo andare.
Poi ad un tratto succede qualcosa che ti da una sberla e che ti fa cambiare prospettiva, ti fa cambiare l'approccio alle cose, ti fa spostare l'attenzione verso le cose che contano davvero. Una specie di cura forzata come un elettroshock!
La natura prevede una giornata stupenda per oggi, la vita invece ha altri programmi.
Parto piuttosto imbacuccato visto il freddo, che sento via via che mi avvicino al San Baronto, più che altro alle mani. Addosso invece le sensazioni sono altre, visto che mi sto dirigendo verso Pistoia, al funerale della moglie di un mio collega e amico, con cui ho passato anni spennellati di spensieratezza fino alla sua pensione.
La morte della moglie, improvvisa e inaspettata, è stata una bella legnata e fa male pensare all'elettroshock che di certo avrà subito quell'eterno ragazzo, un vero e proprio zuzzerellone al quale è impossibile non voler bene.
Al funerale tante persone, tanti amici, tanti davvero. Non poteva che essere così.
Il funerale va come vanno i funerali e la moto diventa la cura, magari palliativa, ma il suo trotterellare amichevole serve, sempre, specialmente per sentirsi cullati in momenti così grigi.
Abbandono la piana cittadina e inizio a salire in montagna, ed è subito pace.
Mi fermo a Montagnana per fare rifornimento di cibo, un pezzetto di schiacciata e un paio di biscotti ai pinoli per pranzo, un bel po' di schiacciata e prosciutto da portare al pomeriggio alla mia compagna di vita intenta a governare i cavalli al maneggio, "sostentamento" che cerco di fare spesso quando vado a fare qualche giro in moto restando più o meno nei paraggi.
Il Forno di Montagnana è una specie di sosta obbligata, che consiglio vivamente!
Riparto con le vivande stivate nel bauletto e continuo a salire raggiungendo Femminamorta, ma più che altro il tratto più alto della strada dove mi sento abbracciato dalla luce e da un sole stupendo, quello che ci vuole per riprendere fiducia.
Mi fermo a fare qualche foto su panorami che arrivano all'improvviso e che ti fanno ammirare le montagne innevate.
Scatto le foto proprio sopra una casa dove un piccolo canino abbaia all'impazzata. Parlo due secondi col suo padrone (padrone, che brutta parola, meglio dire il suo più grande amore) che in fretta lo fa rientrare in casa, mentre mi dice "che bello spettacolo, vero?". Non posso che essere d'accordo con lui.
Serra Pistoiese
L'Abetone imbiancato
La strada inizia a scendere, lentamente (o forse sono io che viaggio a due all'ora...), e mi fa arrivare curva dopo panorama, panorama dopo curva, a Montecatini Alto, luogo la cui visita rimandavo ormai da troppo tempo. Oggi è la giornata perfetta, lenta al punto giusto.
Foschia sulla vallata vista dalla SP633
Marliana
Arrivo a Montecatini e parcheggio proprio a ridosso del piccolo centro storico.
Il viale alberato per arrivare fino a lì me lo ricordavo ben più grande e lungo.
La memoria di una visita fatta moltissimi anni fa mi fa capire come da giovani e ai primi giri fuori casa tutto ci appare come eccezionale, una sensazione di libertà che ingigantisce tutto. Al di là delle dimensioni del viale è sempre vivo il ricordo di essere arrivato lì in macchina, averla parcheggiata e di aver riconosciuto un tizio che stava parlottando con un'altra persona mentre erano intenti a godersi il panorama. Quel tizio era Marco Pantani, di cui custodisco con affetto l'autografo che mi concesse dopo avergli chiesto tutto emozionato e incredulo "ma te....sei Marco Pantani?".
Inizio a bighellonare per il paese, mordicchiando con gusto schiacciata e biscotti, tutto davvero molto buono (l'ho detto....è una garanzia!).
Ex scuderia
Parrocchia di San Pietro Apostolo
Piazza Giuseppe Giusti
Scorci
Torre dell'Orologio
Torno alla moto per una bella sorsata d'acqua, ma di ripartire zero voglia.
A quel punto non resta che trasformare il lento scorrere del tempo in fumo.
Ogni tanto, in questi piccoli ma goduriosi giri in moto, mi faccio accompagnare da un sigaro ammezzato Toscano, e ora è il momento giusto per dare qualche boccata con la lentezza che merita davanti a un bel panorama, un momento che "ripara".
Il fumo del sigaro raccoglie consensi tra i vari passanti, e dentro di me spero che quel senso di lentezza confortante sia arrivato anche a loro.
Riparto, anche se avrei voluto che quegl'istanti non finissero mai.
Torno verso casa per strade traverse. Prima però necessito di altri attimi di silenzio e di pace, e per questo la zona del Padule di Fucecchio è una garanzia (l'ennesima di giornata).
Prendo per Massarella. La strada si alza leggermente, quel tanto che basta per apprezzare la piana e il dedalo di canali e laghetti.
Ad un certo punto esco dalla strada principale per fare un salto al Casotto del Sordo, casotto che una volta serviva per la pesca, una pesca di sostentamento e non di certo ludica. Adesso è la sede dell'Associazione del Padule, i cui soci sono cacciatori e pescatori di zona. Da qui partono anche le visite del Padule a bordo dei tipici barchini, un'esperienza che prima o poi voglio fare.
Il nome così caratteristico è dato dal soprannome con cui veniva chiamato l'uomo che nel 1923 lo tirò su, tale Corpaccioli, che rientrò dalla guerra ferito e, appunto, sordo.
Il Padule al Casotto del Sordo
Un classico barchino, qui in versione "malridotta"
Saluto il casotto proprio nel momento in cui arriva un nutrito gruppo di mountain bikers, un altro bel modo di vivere quei luoghi. Devo studiare meglio la zona e relativi percorsi...
Riparto e di lì a breve vado a infilarmi in uno stradello mai percorso prima, sempre in zona Padule. Poco male, visto che in ogni valletta si fanno belle scoperte con scorci che valgono la pena di essere visti.
Mi concedo un'ultima visita, che più che una visita è un vero e proprio struscio.
Ponte a Cappiano mi ha sempre affascinato. Un ponte fortificato perchè costruito su un passaggio importantissimo come la Francigena e che ha visto, oltre al passaggio dell'Usciana sotto di se come estuario del Padule, anche svariate battaglie. Nei secoli il Ponte ha avuto la funzione, oltre che militare, anche di regolare il flusso delle acque per gestire al meglio le attività di pesca, per il passaggio delle imbarcazioni e per alimentare alcuni opifici sfruttando l'energia delle acque tramite mulini. Chissà se si può visitare per carpirne i segreti più nascosti. Indagherò!
Il piccolo tour volge al termine e senza tanti giri di parole dico solo che la vita non è scontata e la felicità pure, per cui ogni momento è buono per andare a cercarla tanto, come un fiume senza diga, non si riesce a trattenerla.