giovedì 7 agosto 2025

Galoppata senese verso Sarteano

Quando ti piglia ti piglia, non c'è niente da fare. Anzi si, c'è da trovare i puntini da unire per fare un bel giro pieno di stuzzicherie.
Questa è la differenza abissale che c'è tra un girottolo fatto giusto per far girar le ruote e distendere la mente con quelli che in un qualche modo vuoi scolpire nella memoria già prima di partire, dedicandogli un resocontino di getto al ritorno, di quelli senza troppe pretese, ma che ogni tanto riguardi volentieri con un po' di nostalgia.
Via...su strada, a far rotolare i pensieri, a trovare armonia tra le curve mentre gli occhi godono dei panorami. Il cervello lo sente tutto questo benessere per cui anche i polmoni ritrovano il giusto ritmo, tutto si distende.
A fine giornata magari la cervicale avrà qualcosa da ridire, ma insomma....accontentare tutti mica è facile!
In buona sostanza mi sfagiolerò km e km a zonzo nella provincia senese, dove scorci e borghi regalano belle sensazioni, scansando i centri più grandi come la peste.

Muro agricolo

Mi fermo per un caffè a Ville di Corsano. Mi piace da matti fermarmi nei piccoli borghi, entrare nel bar del paese e acchiappare i discorsi della gente del posto. E' come se, anche se per un tempo infinitamente piccolo, entrassi nella vita delle persone, con le quali spesso scambio due battute. Questi contatti leggeri come piume contribuiscono al benessere di cui accennavo prima.
Se non fosse che poi mi ricoverano per eccesso di caffeina e conseguenti scatti d'ira incontrollata mi fermerei in ogni piccolo agglomerato dove sia presente un bar!

Sinuosità senesi nei dintorni di Radi

Curva di qui, curva di là, arrivo nei pressi di Bagno Vignoni, che però non visito.
Di questo borgo ho stampato nella memoria una foto che ritrae mio babbo appoggiato al bordo della piscina termale che caratterizza questo luogo.
Ogni volta che mi ritorna in mente mi struggo...
Oggi mi dedico a curiosare zone che non ho mai battuto più di tanto, per cui abbandono la Cassia e mi fiondo lungo la SP53, fermandomi poco dopo a Spedaletto, struttura costruita nel XII° secolo e che fungeva da ricovero per i viandanti lungo la via Francigena. L'aspetto attuale si deve ai lavori avvenuti nel '400, necessari per trasformare l'iniziale castello in una grancia, una fattoria fortificata. Sul posto c'è anche un mulino a pietra ed oltre ad aver accontentato gli occhi, metto nel bauletto anche un po' di pasta che mi fa venire già l'acquolina in bocca.

  


Di nuovo su strada, anche se per poco. Mi fermo infatti dopo meno di cinque km per sua maestà: la Quercia delle Checche.
E' un rovere, vecchio (si stima) 300 anni, con una circonferenza di circa 4,5 metri. 22 metri di altezza e larghezza. Chissà quante ne avrà viste in vita sua... 


In primo piano il casco, minuscolo rispetto alla chioma!

Riparto, il giro è ancora lungo. Arrivo a quello che di fatto è il giro di boa, Sarteano, dove voglio fare un giretto (di tipo cialtrone) alla Rocca.
Lascio la moto in un parcheggio e sgambetto per un po', giusto giusto per qualche scatto e godermi la bella giornata. Fa piuttosto calduccio e me ne rendo conto ripartendo piuttosto matido di sudore dopo aver spostato la moto parcheggiata un po' per come veniva...




Ogni micro visita meriterebbe ben più tempo e approfondimento, ma mi accontento solo di un passaggio veloce (cialtrone appunto).
Lascio la boa e inizio la fase di rientro. Lungo la SP478 rallento decisamente alla vista di un cartello: Abbazia di Spineto, che avevo visto mentre raccoglievo spunti per il giro ma che poi non avevo segnato tra le note. In effetti il passaggio è un po' come il bomba libera tutti che facevamo da bambini perchè da quasi due secoli l'Abbazia, costruita dai vallombrosani nel 1085, è diventata un luogo privato, oggi una location per matrimoni.
Mi accontento di respirare un po' l'aria del luogo, leggera, rinfrancante, come di solito hanno i luoghi di culto un po' più remoti degli altri.



Riparto, con un altro bel fagotto di relax da custodire gelosamente.
La strada è divertente, praticamente deserta, a tratti molto panoramica. E' la parte più alta della val d'Orcia e da lassù si devono godere belle albe e tramonti.
Lo si capisce anche dalla presenza dell'Osservatorio di Monte Calcinaio, al quale mi avvicino facendo finalmente un po' di sterrato. Passare la nottata lassù sotto la volta celeste deve essere certamente stupendo!
Peccato che un cancello chiuso impedisca di arrivare proprio sul poggio.



Continuo il giro, ma anche in questo caso ancora per poco. Prossima tappa Radicofani, tappa che devo rimettere in preventivo perchè oggi proprio non ho tempo per visitare la Fortezza, cosa che mi solletica ormai da un bel po'.
Mi accontento di fare la sosta pranzo prendendo un panino indigeno, consumato al fresco degli alberi dei giardini che affacciano a sud e bighellonando per il borgo.

  


La caratteristica fisionomia della Fortezza di Radicofani

Da Radicofani plano sulla Cassia, puntando verso nord. Vorrei avere molto più tempo da dedicare a visite, ma visto che oggi è stata una galoppata cialtrona mordo e fuggo anche un altro luogo, la pentagonale Rocca di Tentennano, a Rocca d'Orcia, altro punto dalla cui sommità mi piacerebbe godermi il panorama a 360° sui dintorni. La lista "sarà per la prossima" continua ad allungarsi...



Come già scritto in precedenza, fa calduccio, per cui una rinfrescata ci sta proprio bene e per darmela mi dirigo lesto lesto verso S.Quirico d'Orcia, dove oltre al bel centro si trova il birrificio artigianale San Quirico. Lascio la moto a ridosso delle mura e mi fiondo in centro, decisamente assetato e desideroso di attingere tanti buoni sali minerali. Alla fine mi tocca accontentarmi di fare due passi e qualche scatto mentre mi sfumazzo un mezzo sigaro toscano.
Un bigliettino appiccicato sull'ingresso parla chiaro, molto più chiaro delle info raccolte su Google. Il birrificio aprirà solo alla sera per cui "vai Carlino...beviti l'acqua che hai nel bauletto e levati di torno". Ma vaff....





Va beh...il morale resta sempre alto, anche perchè trovo la via che fa per me!


Dopo aver tracannato la rimanenza d'acqua che avevo nel bauletto ingrano davvero la prima e via, verso casa, snocciolando km e km senza più fermarmi.
A guardare la cartina non sembrava di essere andati tanto in là, invece...
Chissà se ce la farò a dar retta alla lista "sarà per la prossima".
Devo essere più disciplinato. Forse...

giovedì 31 luglio 2025

Appennino emiliano al piccolo trotto

"Porco Diavolo....manca il parmigiano!"
Lo segno svogliatamente nella lista della spesa, ma di andare alla Coop il giorno dopo non se ne parla nemmeno, primo giorno di agosto, un venerdì, un giorno di ferie non uno qualsiasi, e non lo voglio di certo passare facendo scarrellate selvagge con gente magari più spallata di me.
Raccolgo veloce una serie di spunti, quelli che amo chiamare carote, unica linfa che mi fa saltare felice in moto senza che non sia solo un mero fatto di dinamica applicata.
Mi voglio snocciolare un bel po' di strada per andare in cerca del tanto agognato formaggio e le carote messe in fila mi fanno già gongolare.
Raggiungo Pistoia via San Baronto, fermandomi spesso sul versante pistoiese a causa dei tanti semafori provvisori che regolamentano il traffico negli altrettanti cantieri aperti per via delle innumerevoli frane che interessano il versante.
Una volta a Pistoia prendo la SS64 Porrettana, strada bella curvosa, teatro nei we di scene apocalittiche messe in scena da idioti su mezzi a motore. Oggi fortunatamente è venerdì, e per strada non c'è praticamente nessuno, a parte il camion dei rifiuti che si ferma ogni tre per due e una macchina dei Carabinieri che gli sta alle calcagna, ovviamente senza provare il sorpasso. In soldoni mi faccio un bel tratto a velocità velosolex, tanto che ad un certo punto mi fermo per perdere tempo e trovare poi strada libera.
Arrivo al bar nei pressi del passo della Collina, luogo di appassionati di motori, che nel we è piuttosto costipato, mentre oggi è quasi tutto per me e mi godo il caffè in santa pace facendo qualche chiacchera con i gestori.
Sul cartello subito fuori il locale un adesivo rinforza la mia presenza!


Dopo il passo la temperatura cala e fa un bel freschetto che sentire vivi.
Raggiungo Porretta Terme, poi prendo per Gaggio Montano, dove la prima carota mi aspetta. Lascio la moto a ridosso del micro borgo antico e salgo su verso il Faro dei Caduti, monumento dedicati ai caduti in montagna delle due guerre mondiali, terrazza con vista su tutto il circondario.


Faro dei Caduti - Gaggio Montano

A questo punto l'idea iniziale era quella di continuare lungo la SP82 e agganciare poi la SP66. "Ma io son curioso, come faccio a non prendere quella stradella che va su su su...?" Detto fatto mi ci fiondo e vado...su su su, fino a quello che di fatto è uno svalicamento, dove nei pressi c'è il Santuario della Madonna degli Emigranti.


Ricalo a valle facendo una bella sterrata immersa nella vegetazione, dove la TA si sente a suo agio, io un po' meno...
Tocco il Valico Masera e continuo il dolce dondolamento lungo la SP324, che lascio momentaneamente per fare una rapida visita al solitario Campanile di Rocca Corneta.


Campanile di Rocca Corneta, sperso in Appennino

Continuo un bel po' a dondolarmi, sempre in relax, e così procedendo raggiungo Fanano e poi Sestola. Da lì mi sciroppo la sinuosa SP30, intestinica poco prima di Renno, teatro di gare come ben si capisce dalle strisciate nere che ornano l'asfalto.
Ormai manca poco all'ennesima carota, che per raggiungere mi inerpico su per un costone dal quale l'occhio gode.


Castello di Montecuccolo



Le carote son troppe, e il tempo sempre poco, per cui via....di nuovo su strada.
Di lì a breve mi imbatto in uno dei tanti caseifici presenti su questi rilievi. Mi fermo e acchiappo un pezzo del tanto ambito cacio, che sistemo nel bauletto con cure materne.


Accontentata la pancia ora tocca alle gambe. Dopo la sapienza dei costruttori di manieri e dei mastri caseari ora tocca alla natura impressionarmi.
Nei pressi del caseificio infatti c'è un'eccellenza naturale che vale assolutamente la pena vedere. La raggiungo dopo una breve camminata e....resto impressionato!

Ponte di Ercole (o del Diavolo)



E' un monolite di arenaria lungo oltre 30 metri, frequentato fin dai tempi antichi.
Ci giro intorno lentamente, in perfetta beatitudine solitaria. Fa veramente impressione vederlo dal vivo. E' un bellissimo scherzo della natura e delle forze che la compongono. Riparto molto soddisfatto della visita.
Mi ributto on the road, lungo le curve che portano all'Abetone.
Di nuovo in sella, ora è la pancia che va sistemata e l'accontento salendo a Piane di Mocogno, località sciistica dove non ero mai stato. Il luogo non è niente di che e, anzi, mi fa impressione entrare in un locale che una volta dentro dimostra l'immenso potenziale che di certo sarà messo all'opera d'inverno, quando orde indiavolate di sciatori prenderanno d'assalto quelle zone.
Per festeggiare la conquista di un luogo cotanto battuto dai più col freddo decido per la caloria. Signori e Signore, ecco a voi un bel piatto di pasta panna e salsiccia!!


Ripartendo non capisco se stantuffa la moto oppure sono io. Va beh, poco male, tanto a breve sarò fermo di nuovo, a La Sorgente di Barigazzo, dove prendere un po' di prodotti fatti da loro. Lì si trovano prodotti per la cura del corpo, confetture, delizie varie, alcolici, il tutto confezionato con materiali del territorio.
Torno alla moto e guarda caso ho con me una grappa....ma vah!
Oltre all'alcool voglio mettere in saccoccia anche un passo mai fatto prima, giusto giusto per alimentare il Passometro che ultimamente latita.

Passo Cento Croci

Sto un po' fermo sul passo, c'è una gran bella pace. Però mannaggia al tempo che passa devo muovermi. Su stradello minore aggancio la SP486R per riconquistare successivamente la strada dell'Abetone. Ormai gli spunti di giornata sono finiti e mi concedo solo una sosta rapida sul valico, dove parcheggio in un posto non molto agevole...


Raggiungere la piana pistoiese è un'operazione piuttosto uggiosa visto il traffico e la relativa lentezza.
Che dire? Bella giornata, passata bighellonando in Appennino, scrigno di mille sorprese. Ogni tanto ci vuole una bella galoppata fatta a chiappar carote...

sabato 30 novembre 2024

San Pellegrino in Alpe & Parmigiano

C'è voglia di aria, di luce, di relax, ma c'è anche bisogno di parlare col concessionario per ragionare di sospensioni per cui, sfruttando una giornata promettente, metto insieme i puntini che uniranno Honda al Parmigiano.
I km non saranno tanti, anzi, ma saranno speciali, percorsi al piccolo trotto, con tante tante soste. Ormai è da tempo che della pura guida non nutro più molto interesse, tutto l'opposto invece per i "momenti" da vivere nella semplicità più assoluta. Parto per cercare di colmare quel senso di sorpresa che vivi solo fuori dal solito guscio in cui siamo chiusi a giornate intere, apparentemente imbrigliati tra la gente, realmente lontani e disinteressati verso i più.
E allora via, su strada, per restare sorpresi, colpiti, da qualsiasi cosa che possa farti tornare umano. Saluto il monte Serra sfiorandolo lungo la SS439, la fondovalle che in poco tempo mi porta a Lucca, dove veloce faccio due chiacchere con i ragazzi del concessionario Honda che mi offrono pure la colazione. Cura del cliente top!
Venire a parlare di sospensioni è stata quasi una scusa, buona per avere il pretesto per vedere un po' di mondo da dietro la visiera. E' inverno, una stagione che offre molto per chi cerca le cose "buone", i sapori decisi. Se la giornata è bella i panorami diventano superlativi, viaggiando per montagne si ha la fortuna di respirare l'odore di legna bruciata in qualche caminetto, le soste nei bar diventano dei veri e proprio ristori, c'è meno gente in giro e quella che incontri sembra più propensa a scambiare due chiacchere.
Da Lucca mi sbrigo a toccare con mano i tratti di strada dove di certo troverò tutto quello che ho scritto sopra. La prima sosta me la dedico al Ponte del Diavolo, che di solito ho sempre fotografato dalla sponda opposta. Mentre sto lì a ridosso della splendida costruzione mi rendo conto che la giornata è veramente splendida.


Riparto piuttosto soddisfatto pensando alle ore che mi godrò bighellonando in sella. Supero Pieve Fosciana e, fatte poche curve, mi fermo a Castiglione di G.na scattando qualche foto lungo i bastioni che si affacciano a sud.




Per adesso ho incontrato motociclisti da contare con le dita di una mano, come del resto anche il traffico in generale è decisamente scarso. Non posso che esserne felice, è un po' come quel senso di libertà che si apprezza girando in pantofole per casa in santa pace.
Riparto continuando a salire verso il passo delle Radici. Mi attendono i km più intimi, fatti in solitaria, a basse velocità, con un occhio ai tratti di strada salata e uno verso gli affacci a valle.


La temperatura scende sempre più, e lo si percepisce bene nei vari tratti in ombra. Brividelli a parte la zen si impadronisce di me facendomi come galleggiare. La luce infonde vero benessere e ci metto un bel po' a risalire la china con la moto che pistona e borbotta.

Sassorosso

Ormai si è capito che voglio prendermela con calma, per cui una sosta lungo strada è d'obbligo e scelgo il bar/ristorante Col d'Arciana per farla.
Entro nel locale accogliente e trovo un gruppetto di persone intente a parlare di Rally. Pure il ragazzo dietro al bancone pare essere un pilota di questa specialità. Mi prendo un caffè, scambio due battute e torno alla moto. Giusto il tempo di riporre con attenzione nel bauletto una confezione di farro indigeno e riparto, sempre in modalità soft.


In breve arrivo sulle Radici. Fa freddo, nessuno in giro, la struttura lasciata a se stessa, è un po' desolante, un vero peccato.


Appena svalicato per scendere verso S.Anna Pelago mi rendo conto che il freddo è freddo, c'ho le prove!

Galaverna appenninica

Calo a valle con ormai in testa solo il Parmigiano, che di lì a poco farà compagnia al farro nel bauletto. Poco prima di arrivare a S.Anna c'è un caseificio, dove ogni tanto faccio una visita per accaparrarmi un po' di questa prelibatezza italiana.


Mentre aspetto che la signora finisca di servire un cliente faccio amicizia con un paio di cagnetti locali, uno dei quali piccolo e carinissimo. Dal momento che l'accarezzo non si staccherebbe più e infatti mi segue alla moto portandomi in dono una pallina da lanciargli per un infinito dai e vai. Stupendo!


Tornando verso le Radici, la galaverna si mostra ancor più possente. Un vero spettacolo invernale...


Ci passo in mezzo nei pressi del passo del Lagadello. Il vento scuote gli alberi brinati e fa cadere minuscoli frammenti ghiacciati, facendoli sembrare neve.



Arrivo a San Pellegrino in Alpe e anche qui di certo non si suda.
Ho già detto che fa freschetto?


Finalmente ritrovo un po' di tepore entrando nel Bar l'Appennino, dove una stufa a pellet fa a dovere il suo sporco lavoro, con un bel cagnotto spaparanzato davanti in cerca di conforto. Gli astanti sono un paio di persone anziane, che dopo un po' capisco essere lui il padre del barman e lei...non l'ho capito 😄


Il bar non offre molto. La stagione non prevede certo l'arrivo di vagonate di turisti per cui non c'è molto da mettere sotto i denti. Cosa diversa nel ristorante proprio davanti, che di fatto è della stessa proprietà del bar. La luce in queste giornate invernali non è eterna per cui non ho voglia di sedermi e ordinare chissà quali piatti. Mi accontenterei di un panino, che però non c'è e allora mi accontento di un pezzo di pizza che mi faccio scaldare accompagnandola ad una birretta e poi ad un pezzo di crostata. Alla fine mi son sentito un Re, sfiorando in quella mezz'oretta la vita di quelle persone con cui abbiamo scambiato due parole, mischiando le parlate toscane ed emiliane come si fosse su un confine netto. Anzi...siamo su un confine netto e la targa alle spalle del bancone ne è la conferma!
Son quei momenti che fanno bene alla mente, dove ti senti perso in chissà quali viaggi mentre invece sei quasi dietro l'angolo...


Completato il pasto frugale esco e mi godo un po' di panorami immerso nel silenzio e nella bella luce, e un po' nel fumo del sigaro toscano che accendo con sommo gaudio.

La porta verso sud dell'antico santuario




Grazie alla splendida giornata la vista può spaziare e sto lì sto lì a rimirare l'infinito fantasticando tra una sbuffata e l'altra che mi sarebbe piaciuto restare lì per la notte. Girello per il piccolissimo borgo, nato ai margini dell'Ospitale che porta i suoi quasi mille anni sulle spalle in maniera egregia.


I bei momenti vanno via come il fumo del sigaro e torno alla moto per iniziare le manovre di rientro. Scelgo la discesa in picchiata che lungo la SP71 mi fa arrivare lesto lesto (va beh....lesto in senso metaforico...) a Pieve Fosciana. Lungo la discesa mi fermo per spostare un po' di massi più o meno grandi che avevano invaso la strada. Si ferma un ragazzo in auto e mi chiede se avessi qualche problema. Quando gli dico quello che stavo facendo mi ringrazia dicendomi "ce ne fossero persone così". Lo ringrazio salutandolo. Alla fine siamo stati bene in due (come minimo) e spero che i buoni gesti siano come gli sbadigli...contagiosi!
Sono di nuovo nella fondo valle che unisce Castelnuovo G.na a Lucca. Ogni tanto qualche cartello solletica la mia curiosità, ma per oggi basta così.
Mi concedo una rapida sosta al caratteristico Ponte delle Catene, manufatto iniziato nel 1840 lungo il corso della Lima su volontà del Duca di Lucca. E' il primo ponte realizzato in Italia in ferro e legno, un segno distintivo che ben si sposava con i fasti di Bagni Lucca e del suo centro termale molto in voga all'epoca.




Per rientrare prendo il budello di strada che da Bagni di Lucca mi porterà a Collodi. Lungo la via si trovano minuscoli paesini che meriterebbero una piccola sosta invece che un rapido transito. Anche in questo tratto impervio si sono segni di ruralità. Tanti ulivi ormai ripuliti dalle olive, tanti invece ancora in attesa di chi si prenderà cura di loro. Ci ho fatto caso alimentato dalle belle sensazioni (e parecchia fatica!) godute durante varie giornate di raccolta fatte ultimamente nei dintorni di casa. E' stata la mia prima esperienza, che mi resterà nel cuore.
Plano verso Collodi lungo la via delle Cartiere, tante se ne trovano in pochi km. Alcuni vecchi fabbricati sono ancora in piedi a testimonianza dei tanti opifici che hanno lavorato grazie alla forza motrice dell'acqua. Il libro su Pinocchio non poteva avere radici diverse...
Saluto il mitico burattino e rientro verso casa con la luce sempre più fioca.
Giusto giusto una sciacquata antisale a Maxxina prima di riporla in garage ringraziandola con una pacca sulla sella.


Girottolo concluso, parmigiano e farro sistemati. Pure il morale si è sistemato. Queste piccole fughe sono un vero e proprio salvavita!

Galoppata senese verso Sarteano

Quando ti piglia ti piglia, non c'è niente da fare. Anzi si, c'è da trovare i puntini da unire per fare un bel giro pieno di stuzzic...